Esplorare l’autonomia e rifugiarsi in nuove certezze. L’adolescenza è anche questo. A noi genitori il compito di osservare il percorso, e di dare un’occhiata semmai all’origine di queste nuove certezze – che spesso, e forse giustamente, non siamo noi.
Concentrandoci su come tutto questo si riversa sulle scelte alimentari dei nostri ragazzi, possiamo individuare due grandi motori che le muovono e le determinano: da una parte la nuova routine scolastica, che a partire dalle scuole superiori può portare i ragazzi a rientrare tardi per pranzo o a dover mangiare fuori; dall’altra la massiva esposizione – tipica dell’età – all’influenza del gruppo di amici, delle mode del momento, delle celebrities e di tutto ciò che i loro media di riferimento – social in primis – possono trasmettere.
E se la routine scolastica può favorire un uso a volte critico dei momenti di snack, rendendo quindi ancor più importante mandare a scuola i ragazzi con un’abbondante e sana colazione in corpo, le mode alimentari più in voga possono portare gli adolescenti a eliminare intere categorie di alimenti importanti per la loro crescita o a porre una fiducia quasi “magica” in singoli alimenti specifici, perdendo così di vista l’equilibrio complessivo del proprio regime alimentare.
Facciamo quindi insieme una carrellata delle principali “fad diets”, le diete di moda, per avere sottomano uno strumento pratico con cui osservare eventuali cambiamenti nelle scelte dei nostri ragazzi.
Si tratta infatti di diete molto propagandate, anche da personaggi famosi che hanno particolare presa sui teenagers, e che possono godere di grande popolarità magari a fronte di dimagrimenti rapidi in un primo periodo, ma che non garantiscono né il mantenimento del risultato nel medio e lungo termine, né – soprattutto – l’apporto adeguato di tutti i nutrienti necessari, soprattutto in un periodo di crescita come quello adolescenziale.
Ecco le principali:
- “Low-carb”: limitano il consumo di alimenti ricchi di carboidrati, come pane, pasta e riso, nel tentativo di favorire la perdita di peso. La quota mancante di carboidrati viene necessariamente rimpiazzata da grassi e/o proteine, a dare un regime complessivamente iperproteico e/o iperlipidico – in entrambi i casi, quindi, non equilibrato e non adottabile come stile alimentare permanente. Ne sono un esempio la dieta Atkins, la paleodieta o la onnipresente chetogenica, nata in realtà per usi clinici molto specifici che nulla hanno a che fare con la perdita di peso, e che sono giustamente condotti sotto stretto controllo medico per possibili carenze e importanti effetti collaterali.
- “Low-fat”, in cui sono gli alimenti ricchi di grassi a sparire – o quasi – dal radar. I grassi però servono, nei quantitativi già non eccessivi raccomandati: tra le loro diverse funzioni abbiamo ad esempio anche l’assorbimento di alcune vitamine, quelle liposolubili. Tra di esse troviamo la vitamina D, estremamente importante per la salute delle ossa: non facciamola mancare a dei ragazzi in crescita come gli adolescenti.
- “Detox”, che prevedono il consumo di determinati alimenti o – più spesso – bevande e l’eliminazione di interi gruppi di alimenti, sostenendo di “depurare” l’organismo e di eliminare le tossine. Ricordiamoci che il nostro organismo provvede da sé, e molto efficacemente, alla “disintossicazione”: ci pensano soprattutto fegato e reni, che tra i loro compiti hanno anche l’eliminazione delle tossine che possiamo avere ingerito (anche i farmaci sono letti come tali dal nostro organismo) o che derivano dal normale processo di utilizzo di alcuni nutrienti, come le proteine. Le diete disintossicanti non sono necessarie e non possono apportare ulteriori benefici alla salute.
- “Gluten free”: più che per il dimagrimento, una dieta priva di glutine è spesso propagandata come regime alimentare “più sano” in generale, per tutti. In breve, ad eccezione naturalmente di persone con celiachia o con sensibilità non celiaca al glutine (diagnosticata dal medico), avere una dieta gluten-free è sconsigliabile da più punti di vista: è meno completa dal punto di vista nutrizionale, può eccedere in grassi e/o carboidrati a causa delle tecnologie – oggi molto avanzate – necessarie a formulare succedanei senza glutine di alimenti come pane, pizza, pasta o biscotti, e, da ultimo, è senz’altro meno conveniente anche dal punto di vista economico. Se non è strettamente necessario, non ha senso adottarla.
- “Lactose free”: anche in questo caso, si punta a promuovere una dieta senza lattosio come dieta “più sana” a prescindere da un effettivo problema di maldigestione del lattosio – peraltro diagnosticabile in modo facile, sicuro e non invasivo con un test medico specifico (Breath test). Il lattosio, se tollerato, apporta invece dei vantaggi, come ad esempio un miglior assorbimento del calcio contenuto in latte e derivati – che anche per questo sono e restano la classe alimentare d’elezione per l’assunzione del calcio necessario al nostro organismo – ossa in primis.
In generale, sugli adolescenti è bene stare attenti anche al consumo di bevande energetiche con sostanze nervine, oggi di crescente utilizzo, e al limitato consumo di frutta e verdura spesso osservato in questa fascia d’età.