Gli stati generali della filiera lattiero-casearia italiana si sono riuniti il 18 settembre a Milano in un Dairy Summit organizzato dalla rivista Mark Up dal titolo: Il latte fa bene (all’Italia) dal foraggio al formaggio.
La giornata è stata impegnata in un interessante excursus che ha affrontato le molteplici sfaccettature e ha dato voce ai protagonisti della filiera del latte.
Matteo Torchio, responsabile Marketing e Comunicazione di Inalpi, è intervenuto in una interessante tavola rotonda dal titolo “Qualità 4.0 La filiera italiana alla ricerca della sostenibilità”, dove erano presenti anche Alessandra Corsi, direttore Marketing offerta e Mdd, Conad, Michele Fazetta, direttore Latteria Soresina, Andrea Galli, direttore centro Crea di Lodi, Carlo Mangini, direttore Marketing Consorzio di tutela Parmigiano Reggiano, Lea Pallaroni, segretario generale Assalzoo e Fortunato Terzi, presidente Anafij, moderati da Giorgio Setti, caporedattore di Terra e Vita e informatore zootecnico.
La grande percentuale di raccolta latte italiano che passa negli stabilimenti delle industri presenti alla tavola rotonda, unita alla grande esperienza degli altri partecipanti, ha conferito autorevolezza al dibattito, fornendo un immagine molto reale della profonda evoluzione della filiera Lattiero-casearia.
Inalpi, pur lavorando quantitativi di latte inferiori rispetto agli altri produttori presenti, è stata più volte citata come esempio virtuoso, sia per il protocollo che la lega ai conferitori, sia per il contratto che sottoscrive con i clienti.
Matteo Torchio ha illustrato con dovizia di dati la filiera Inalpi che si occupa della qualità del latte dalla stalla allo scaffale. Inalpi lavora circa 500.000 litri di latte al giorno (conferito da 400 allevatori nelle sole provincie di Cuneo, Torino ed una piccola parte di Asti)che rappresenta il 20% della produzione piemontese. La maggior parte diventa latte in polvere, burro e panna, ha inoltre evidenziato come, in 10 anni, oltre alla Ferrero S.p.A., si siano aggiunti altri grandi clienti che riconoscono nella serietà di metodo della filiera Inalpi, un valore aggiunto.
Ha fatto altresì notare come il livello qualitativo richiesto ai conferitori, nel periodo, si sia alzato, fornendo però loro strumenti attraverso importanti corsi di formazione sul benessere animale e sull’uso consapevole del farmaco, così come sia richiesto un sempre minore impatto ambientale. L’azienda, d’altro canto sta facendo la sua parte nell’abbattimento delle emissioni di Co2 e nella riduzione del consumo della plastica con imballi a rendere per la fornitura ai grandi clienti di latte in polvere, burro e panna.
Dalla tavola rotonda è emerso come la filiera lattiero-casearia italiana stia mettendo grande impegno e una grande attenzione nei confronti della qualità, del benessere animale, dell’ambiente e dell’innovazione, ma anche la difficoltà nel far percepire al consumatore finale il grande lavoro e la serietà che esiste dietro al prodotto italiano di qualità presente nello scaffale.