Il latte fa bene o fa male?
Alla annosa questione si può rispondere in modo semplice: il latte fa bene se la mucca sta bene, se è ben nutrita e vive in condizioni sanitarie idonee.
Quindi sì, quando la mucca è “felice”, il latte fa bene.
La specie bovina è in grado di arricchire la nostra alimentazione, attraverso il latte, di una enorme quantità di nutrienti che altrimenti non potremmo assimilare. Questo avviene grazie al rumine e alle cellulasi, una famiglia di enzimi attraverso i quali la mucca è in grado di digerire la cellulosa presente nelle piante e nell’erba.
Affinché il latte che arriva fino alle nostre tavole (in purezza e sotto forma di prodotti caseari) sia però sicuro e sano, gli animali in allevamento devono essere in buona salute: questo nel rispetto del principio di eticità, e anche in funzione della sicurezza sia animale che umana.
La qualità, l’origine e lo stoccaggio degli alimenti (foraggi, concentrati ed integratori), così come la qualità dell’acqua fornita, sono determinanti per la salute (e la produttività) degli animali, e anche per la qualità e sicurezza del latte.
Qual è dunque l’alimentazione ideale per mucche e latte sani?
Sicuramente “erba”, ovvero fieni, integrati da mangimi, in parte minore, per bilanciare tutti i nutrienti della dieta.
I mangimi sono in genere a base di cereali (mais, avena, orzo, frumento, segale e sorgo), semi di oleaginose (soia, girasole, lino) e semi di leguminose (fava, favino e pisello proteico).
Secondo i requisiti minimi dei protocolli di allevamento Inalpi nell’alimentazione degli animali non è ammesso l’utilizzo di derivati di origine animale, e in particolare:
- Farine di origine animale;
- Altri materiali di origine animale;
- Farina di sangue e derivati;
- Farina di pesce;
- Grassi di origine animale (escluso l’olio di pesce);
- Auxinici;
- Scarti di mensa e scarti delle industrie alimentari in genere (pastaie, dolciarie, conserviere, etc…) con eccezione per le trebbie di birra e distiller.
Oltre alla qualità e la varietà dell’alimentazione degli animali, i mangimi e il loro stoccaggio vengono controllati in materia di micotossine e, in particolare, aflatossina B1.
Le micotossine sono dei composti tossici prodotti da diversi tipi di funghi, che possono giungere al nostro tavolo sia direttamente attraverso le derrate vegetali contaminate ma possono anche introdursi nella catena alimentare indirettamente, attraverso la carne o altri prodotti di origine animale come le uova, il latte e il formaggio mediante ingestione da parte del bestiame di mangime contaminato.
L’aflatossina B1 è in particolare una delle tossine cancerogene conosciute e classificate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Forse la più dannosa per l’uomo, si trova nella frutta secca come arachidi e pistacchi, nel mais, nel peperoncino, nella noce moscata e nel latte e nei suoi derivati, oltre che in legumi, verdure, uova, vino, birra e olio d’oliva.
È su queste basi che Inalpi pratica un’attenta selezione dei propri allevatori-fornitori, che sono chiamati a rispettare norme a volte molto più restrittive di quelle imposte dalla Comunità Europea, ma anche regole di ‘buona etica’ nei confronti degli animali, affinché a capo del processo di filiera ci sia l’altissima qualità che contraddistingue il suo latte e i suoi prodotti caseari.
Per quanto riguarda i controlli all’arrivo su 100% delle cisterne, i parametri imposti da Inalpi in merito all’aflatossina M1, sono settimanali e prevedono una soglia di attenzione 20 ppt, a fronte di quella di legge di 50 ppt.
Vengono eseguite in azienda ad ogni conferimento analisi in due diversi momenti:
- Un prelievo dalla cisterna prima di autorizzare lo scarico del latte
- Un prelievo del latte durante lo scarico
In merito alla qualità del latte gli indicatori importanti richiesti in merito alla sanità degli animali sono:
Cellule somatiche < 250.000
(inferiore al limite di legge che è < 400.000 e a quello del latte Alta Qualità che è < 300.00)
Carica Batterica < 30.000
(inferiore al limite di legge e latte Alta Qualità, entrambi pari a < 100.000)
Sicurezza alimentare può anche significare mandare a distruzione del prodotto (anche se è l’ultima decisione auspicata).
Fra il 2017 ed il 2018 sono state ad ogni modo mandate a distruzione da Inalpi diverse partite di latte crudo per la presenza di antibiotici (per un totale di quasi 100.000 litri).
Si tratta di un provvedimento «estremo» (non applicato da nessuno) ma che dà l’idea dell’importanza che Inalpi dà alla sicurezza alimentare e che ha anche sensibilizzato tutti i fornitori.
Il latte “sicuro” è il latte buono!
Articolo e fotografie di Rossella Venezia